Trine – Tutti per uno

A volte in un mondo chiassoso e abbagliante come quello dei videogame, dove si sgomita in modo forsennato per farsi vedere, per far parlare di sé, per strappare anche solo per qualche giorno un posticino tra le “nuove uscite” di Steam, si trovano piccole gemme, che con garbo e stile sanno incastonarsi nel cuore dei giocatori e diventare dei classici. Permettetemi di presentarvi Trine.

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L’anno prossimo il capitolo d’esordio della trilogia che ha acceso i riflettori sui tizi di Frozenbyte festeggerà il suo primo decennale e quando un videogame inizia ad avere alle spalle così tanti anni è davvero più facile capire se è stato in grado di reggere il passare del tempo, un po’ come un impero vincente di Civilization. Parlate con chiunque abbia provato Trine e tutti vi daranno la stessa risposta: certo che è invecchiato bene, anzi, questo è un vero e proprio classico che passa spesso inosservato. Questo è quel genere di titolo che si accende per curiosità e si finisce in tre giorni, un po’ perché non è esageratamente lungo, un po’ perché è un vero piacere da giocare. Nonostante avessi in playlist – come al solito, c’è da dire – ogni sorta di ben di Zeus, mi sono ritrovato a lanciare continuamente questo gioiellino, che non stanca mai e gira oliato come il motorino di un adolescente del crotonese.

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Ma che cos’è? Dura trovare una definizione breve o ingabbiare il titolo in un genere. Diciamo, anzi, che questa è l’unione di più generi, un po’ una sintesi di quelle che sono le basi del videogioco storico. Mettete in un frullatore platform, puzzle e hack and slash e avrete Trine. La storia è così essenziale che non vuole nemmeno fingere di essere rilevante: tre personaggi diversi, per motivi altrettanto differenti, si ritrovano a entrare in contatto con uno strano manufatto a tre facce, il trine, appunto. Questo oggetto incantato unisce i tre eroi, che si ritrovano a condividere il loro destino. Cosa significa in termini di gameplay? Che possiamo usare ciascuno dei tre personaggi, scambiandoli ogni volta che vorremo o che i livelli ci richiederanno i talenti peculiari di ognuno. Chi sono i nostri prodi? Si va sul sicuro, niente rivoluzioni.

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Innanzitutto la ladra, dotata di arco e soprattutto di rampino, che le permette di volteggiare per i livelli e raggiungere posizioni altrimenti precluse. Senza dubbio il grappling hook è una delle meccaniche più usate nei platform action ma non smette mai di stancare. Ho imparato ad apprezzarla davvero grazie a Worms. Quante volte ci siamo ritrovati a sfuggire da una situazione tragica grazie alla ninja rope? O ancora, quando ci si calava dall’alto e si sganciava un vaso ming sopra a quattro nemici? O peggio, quando si prendeva troppo slancio, finiva il tempo e si veniva scagliati dall’altra parte della mappa, in genere in acqua? Tempi grandiosi, grandiosi davvero. Il guerriero panciuto dà il suo contributo più action, dato che sarà principalmente suo compito contenere l’intraprendenza degli insidiosi scheletrini nemici a colpi di spada e soprattutto scudo. Nota di merito per il mago pasticcione, che non è mai stato in grado di imparare a lanciare una palla di fuoco nonostante l’impegno. L’idea più originale è per lui: il suo potere è infatti quello di generare dei solidi, di forme e dimensioni diverse, che utilizzati insieme possono permettere di risolvere puzzle ambientali o superare ostacoli. Di sicuro è questa la parte più divertente del gioco, anche perché la fisica è realizzata ottimamente ed è davvero possibile raggiungere soluzioni diverse ai problemi che si pongono sul cammino degli uni e trini.

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A rafforzare l’impronta fantasy del titolo, i nostri personaggi salgono di livello, imparando nuove abilità o diventando più forti – saremo noi ad allocare i punticini guadagnati – e dispongono di un inventario per sfruttare i diversi oggetti reperibili durante i livelli, che ovviamente sono ricolmi di segreti. Forse non ho mai visto un videogame realizzare meglio questa cosa: niente e nessuno obbliga il giocatore a raggiungere anfratti che a volte appaiono sinceramente irraggiungibili, perché per quanto gli upgrade tornino utili, non sono certo indispensabili per finire l’avventura. D’altra parte è innegabile che sia difficile resistere al fascino della sfida, anche perché qui andare a caccia di segreti è davvero divertente e non frustrante come in tanti casi, parlo in special modo di molti platform più hardcore, dove il segreto diventa ricompensa dei tanti minuti bruciati in tentativi di beccare la combinazione giusta in un puzzle a tempo o la pura abilità delle dita sui joystick. Alcuni ci vanno pazzi e lo capisco, giochi come Super Meat Boy esistono appunto per quel pubblico, ma apprezzo sempre un gioco che si ricorda che può rivolgersi a una platea molto eterogenea. Grazie, Frozenbyte.

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La missione dei nostri eroi è quella di spezzare l’incantesimo che li lega per sempre, anche se a dire il vero non ci si augura che accada, perché la possibilità di switchare a piacimento tra i tre è sinceramente l’idea più fortunata che mi sia capitato di incontrare in questo genere di gioco. Adoro il fatto di dover “disegnare” con il mouse le forme dei solidi che genera il mago – che credo di aver usato per quasi il 50% del titolo – ma anche le tante occasioni in cui è necessario cambiare classe al momento giusto per superare una catena di eventi. La cosa più bella in assoluto è il fatto che il gioco è così ben realizzato che capita davvero poche volte che sia necessario spiegare qualcosa al giocatore e la difficoltà dei puzzle, sempre originali, è calibrata e alternata con vera maestria. Questo è il prodotto di persone che hanno amato questo gioco, rifinendolo fino alla perfezione. Chi ama il titolo giura che il primo capitolo sia il migliore, ma non tarderò a mettere le mani anche sui due successivi. Se non si fosse ancora capito lo consiglio con il cuore in mano, in particolare a chi magari non può passare decine di ore in mondi virtuali pieni di intrecci e sidequest. L’unico problema è che è proprio difficile staccarsi dalla tastiera: Trine mi ha fatto arrivare in ritardo più di una volta e questo credo sia il certificato di qualità migliore che un videogame possa avere.

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